Il Darfur è una regione dell’Ovest del Sudan, Paese dell’Africa centro-orientale, delimitato da Chad, Egitto, Etiopia, Libia, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Repubblica Centroafricana e Kenia.

Circa 6 milioni di persone vivono oggi in Darfur, prevalentemente “neri”: musulmani, cristiani e animisti. La classe politica dominante “araba”, nel 1987 proclama la supremazia della razza “araba” e nel 2003 un gruppo di ribelli del Darfur dà il via alla guerra civile. E’ il Movimento per la Liberazione del Sudan (SLM), al quale si aggiungeranno l’ Esercito per la Liberazione del Sudan (SLA) e il darfurMovimento Giustizia e Uguaglianza (JEM).

Da allora si contano 400.000 morti, 2 milioni di sfollati e 300.000 rifugiati. Diverse inchieste delle Nazioni Unite hanno evidenziato i crimini contro l’umanità commessi nella regione: villaggi bruciati, donne e bambine violentate, bestiame confiscato, pozzi d’acqua e coltivazioni distrutte, violenze che hanno come oggetto i neri musulmani, cattolici e animisti, colpevoli di non essere arabi. Sono state inoltre approvate diverse risoluzioni dal Consiglio di Sicurezza, inviata sul posto una missione dell’ Unione Africana (AMIS) e discusso il caso presso la Corte penale internazione dell’Aja. Le aree più critiche sono i territori del darfur occidentale, lungo il confine con il Ciad e oltre, dove l’assenza di condizioni di sicurezza hanno ostacolato anche l’accesso degli aiuti umanitari.

Tra le molteplici concause del conflitto in corso, anche la spartizione del potere: la minoranza che detiene il potere a Karthoum non vuole spartire il potere e le risorse con il resto della popolazione, che non è sufficientemente rappresentata politicamente. Lo sviluppo derivato dalla vendita del petrolio alla Cina (gli USA hanno bloccato tutti gli scambi commerciali con il Sudan) è limitato alla capitale, ne è totalmente escluso invece il Darfur; il governo usa le milizie “arabe” e nomadi, i janjaweed, ben armate, con il supporto dell’aviazione regolare che bombarda i villaggi, per uccidere contadini e stanziali(non “arabi”, pur essendo quasi tutti di fede mussulmana), già sofferenti per la lunga siccità che colpisce la regione. Cina e Russia bloccano gran parte delle trattative e delle proposte a livello internazionale (ONU) per interessi economici (armi e petrolio) e geostrategici, ma anche la Francia continua a guardare con interesse alla regione, conservando interessi in Chad (dove ne appoggia il governo) e Repubblica Centroafricana. Diverso è il caso degli Stati Uniti, i quali insistentemente premono per la fine delle ostilità e per aumentare le sanzioni al governo sudanese se non cesseranno gli attachi alla popolazione, (la popolazione statunitense è la più attiva a livello mondiale nella campagna a difesa del Darfur) ma allo stesso tempo stringono rapporti di collaborazione con il governo per la lotta ad Al-Qaeda. Ma tutto questo non interessa alla popolazione del Darfur, che chiede solo una cosa: pace. Le milizie janjaweed aiutate dal governo sudanese uccidono, stuprano e massacrano interi villagi e attaccano i campi dei rifugiati e i convogli umanitari nell’ indifferenza generale.

Nel Gennaio 2005 aveva termine invece la guerra tra il Sud e il Nord del Sudan, iniziata nel 1983, che aveva causato poco meno di 2 milioni di morti, ma le tensioni e gli scontri persistono. Da uno studio condotto da Medici senza Frontiere e Osservatorio di Pavia è emerso che nel 2005 è stata dedicata solo un’ora all’informazione sul conflitto in Darfur. Per questo motivo è sorto Italian Blogs for Darfur, un movimento d’opinione che attraverso un appello on-line chiede che venga dato uno spazio più ampio nei media italiani all’informazione sul conflitto in Darfur.

Per ulteriori informazioni, si consiglia di consultare Wikipedia alla voce “Conflitto del Darfur“, gentilmente tradotta dall’inglese dai Traduttori per la Pace, per Italian Blogs for Darfur.